Copiato da barravento pensiero:
https://barraventopensiero.blogspot.com/2021/08/no-pass-aran.html
Testo pubblicato in Francia da Le Monde, Liberation e Mediapart
Il popolo – perché di lui si tratta – si risveglia contro le attuali nuove misure della casta: contro le misure mirate di obbligo di vaccinazione di alcune professioni, l’imposizione di un controllo sociale digitale generalizzato e presentato come un male minore, l’ipocrisia di una politica i cui “elementi di linguaggio” pretendono di non imporre nulla ma che in verità obbligano a tutto, contro la banalizzazione di un pass sanitario che include la messa al bando programmata di molte persone, dei lavoratori e degli studenti.
Ci saranno da un lato i buoni doppiamente vaccinati; dall’altro i cattivi non ancora o non abbastanza vaccinati, oppure semplicemente diffidenti nei confronti del vaccino, convinti o non ancora. Per i primi il flusso; per gli altri il riflusso salvo presentando un test che diventerà pagante, quindi discriminatorio.
La causa del montare della collera è semplice. E pure giusta, a condizione di attenersi alle ragioni che la motivano. Inutile cercare altri motivi raschiando il barile delle passioni tristi e dei delitti di opinione, complottando sul complottismo supposto – e a volte verificato – dei manifestanti. Come per i Gilets jaunes, ogni movimento di massa in formazione comporta le sue contraddizioni. Il popolo è quello che è, mai quello che alcuni vorrebbero che fosse. Come al tempo dei Gilets jaunes, il meccanismo politico del discredito ricomincia a fremere con la stessa aggressività, instaurandosi come garante della morale pubblica, la stessa che pur tuttavia calpesta ogni giorno.
La destra dura ed estrema vuole impadronirsi della piazza sul tema della “libertà”... Tuttavia questi devoti abituali dell’autorità hanno un solo obiettivo: imporre la loro diventando califfi al posto del califfo. I nostri principi sono opposti: sono la responsabilità e la solidarietà. La nostra causa è quella di un popolo che vuole autodeterminarsi, seriamente e consapevolmente informato dai fatti scientifici, guidato dalla dura esperienza del personale ospedaliero ieri celebrato come eroico oggi minacciato come traditore.
Jupiter confonde consciamente vaccinazione e pass sanitario. Sono, però, due cose diverse. Il pass non è un semplice carnet di vaccinazione, non ha soltanto la vocazione di “proteggere” com’è annunciato, ma anche “informare”.
Dai primi giorni di marzo 2020, il governo impone una politica sanitaria/securitaria sul modo dell’obbligo, della coercizione simile a quanto è avvenuto nell’ambito sociale. Esso postula che la popolazione è in maggioranza irresponsabile e che solo delle misure autoritarie sono in grado di permettere il controllo della situazione.
Al contrario, una vera politica sanitaria deve rifiutare l'infantilismo e l'autoritarismo. Deve basarsi sulla pedagogia e sulla deliberazione. L’obbligatorietà e la decisione di uno solo, in un contesto di stato di emergenza quasi permanente suscitano, invece, diffidenza e alimentano il sospetto creando un terreno fertile per teorie assurde. Ognuno dovrebbe poter giudicare da sé grazie alla disponibilità pubblica di un’informazione completa, precisa e onesta sui vantaggi di ciascuna opzione.
La logica richiederebbe di concentrare gli sforzi sulle "persone a rischio", quelle che dovrebbero essere vaccinate in via prioritaria o essere confinate. Invece, si sta facendo il contrario. Se lo Stato prendesse sul serio le sue argomentazioni, dovrebbe anche essere già in modalità "open source" per il vaccino, con licenza libera, in modo che tutti i paesi in grado di produrlo, come la Tunisia o il Senegal, ad esempio, possano svilupparlo e usarlo. Gli Stati che non hanno esitato a finanziare Big Pharma e ad assumersi i rischi del fallimento della ricerca non esitano a bloccare il processo di rilascio dei vaccini ottenuti in gran parte con fondi pubblici.
La logica in gioco, ancora una volta, è la sottomissione a una decisione autoritaria e non concertata, che è già un buon motivo per non sottomettersi a essa. L'obiettivo è anche quello di sperimentare tecniche di controllo delle popolazioni – la loro fattibilità, il loro costo, la loro accettazione – al fine di metterle a punto e abituare le popolazioni ad accettarle usando la tecnica del piede nella porta.
Il primo lockdown ha permesso all'esecutivo di sperimentare lo stato di emergenza generalizzato abituando la popolazione a un dispiegamento finora inimmaginabile di polizia, di militari e di robot di sorveglianza. Il consenso all'auto autorizzazione di uscita sotto pena di multe esorbitanti – spesso ribattezzato “ausweis” in ricordo dell'occupazione tedesca – è stato il preludio all'accettazione forzata dell'autorizzazione – ora statale – a frequentare questo o quel luogo pubblico, per alcuni vitale, come l'ospedale.
La tecnologia utilizzata unisce sorveglianza e controllo tramite il telefono cellulare. L'applicazione TousAntiCovid contiene un "quaderno digitale" che memorizza i dati personali. I promotori di questa tecnologia possono giurare la loro buona fede nel sostenere che le informazioni necessarie per leggere i test e i vaccini disponibili sul dispositivo verranno cancellate da tre a sei mesi dopo; è ragionevole dubitarne.
Sono quindi sia la tecnologia che le modalità di applicazione del pass sanitario che devono essere rifiutate. Più che un abbandono delle libertà, ci viene chiesto di non tener conto di tutte le minacce di ingerenza e sorveglianza contenute in questo dispositivo. Certo, questo ci viene chiesto in nome del bene comune, per salvare vite umane. Come rifiutare questo modesto sacrificio in nome di una causa così nobile, se non sentendosi in colpa?
Tuttavia, gli ultimi decenni appena trascorsi sono già gravidi di tante battute d'arresto e concessioni ottenute di legge in legge dai poteri successivi. Questo pass può essere controllato da un gruppo notevolmente allargato e globalmente dedicato al controllo sociale. La nuova dottrina della politica interna, pubblicata in primavera, mira quindi a costituire un numero sempre maggiore di "personale di sicurezza", includendo militari di professione e riservisti, polizia nazionale, polizia municipale, polizie private e società di sorveglianza. Ognuno con il proprio ruolo e le proprie armi, ma tutti uniti in una missione rafforzata.
Ognuno di loro potrà controllare i pass, anche quelli non giurati. L'implementazione includerà in questa coorte i responsabili di gran parte dei luoghi pubblici (cinema, ristoranti ...), trasformati volenti o nolenti – multe esorbitanti previste – in ausiliari di polizia.
Se questi progressi possono avvenire così rapidamente, è perché a un momento dato le tecnologie sono pronte. Il pass sanitario annuncia il sistema già in atto in Cina sotto forma di Credito Sociale che è un'estensione dell'American Credit Score, sviluppato da una ditta d’intelligenza artificiale, che sintetizza molti dati personali in una nota utilizzata per concedere o rifiutare un prestito.
Un giorno, dei furbetti della Startup nation troveranno tutto ciò "cool" e loderanno i vantaggi della loro nuova vita connessa, del tempo risparmiato... Il mondo delle startup sta già organizzando degli happening auto-chipping. Le masse, gradualmente mobilitate con incentivi di "spinta", seguiranno. A breve i refrattari si vedranno rifiutare molti accessi, come sta già cominciando a capitare a quanti non possiedono telefoni “smart”.
Il precipizio è davanti a noi, la società del Grande Fratello Pass è “In marcia”.
Serge Aumeunier (ingegnere), Pierre Bance (giurista), Virginie Collomb (giurista), Franck David (scrittore), Pauline Couteau (politica), Alain Éludut (disegnatore), Nicolas Éprendre (regista documentarista), Véronique Fau-Vincenti (storica), Freddy Gomez (scrittore), Hélène Hernandez (femminista), Wenceslas Lizé (sociologo), Patrick Moreno (informatico), Philippe Pelletier (geografo), Annick Stevens (filosofa) 01/08/2021